Don Stefano Gobbi e il Movimento Sacerdotale Mariano
Don Stefano è stato scelto dalla Madonna, fin dall’8 Maggio 1972, a radunare tantissimi Sacerdoti di tutto il mondo nel “rifugio sicuro del Cuore Immacolato di Maria”; perché una grande tempesta si sarebbe abbattuta su tutta la Chiesa contro i Sacerdoti Figli prediletti della Madonna “.
28 agosto 1973. Festa di Sant’Agostino.
È scesa la notte sul mondo.
«È ormai scesa la notte sul mondo, o figlio: questa è l’ora delle tenebre, l’ora di Satana; è il momento del suo più grande trionfo. Come ho gradito la tua preghiera e la tua sofferenza per riparare il grande oltraggio, la più orribile bestemmia che sia stata rivolta contro mio Figlio. Né durante la sua vita pubblica, né durante il processo e la sua orribile condanna, mio Figlio Gesù è stato infangato tanto. Persino davanti al Sinedrio non si trovarono accusatori, tanto limpida e pura era stata la sua vita.
Ora si attenta alla sua purezza, si propaganda una bestemmia così orribile e satanica, che il Cielo tutto resta quasi sbigottito e incredulo. Come si è potuto arrivare a tanto? Quale tremenda e ormai inarrestabile bufera si sta per abbattere sulla povera umanità!
Il Papa soffre e prega: sta su una croce che lo consuma e lo uccide. Questa volta ha anche parlato, ma la sua voce cade in un deserto. La mia Chiesa è diventata più che un deserto. Sacerdoti che Io sto radunando nel mio Movimento per arginare questa avanzata di Satana, voi dovete fare una fortissima barriera con il Papa. Dovete propagare la sua voce, dovete difenderlo, perché toccherà a Lui reggere la Croce in mezzo alla più grande tempesta della storia. A voi il compito di difendere l’onore conculcato di mio Figlio: con la vostra vita, con la vostra parola, con il vostro sangue.
A voi il compito di giudicare e di condannare il mondo, perché più che mai questo mondo è nel Maligno. Rispondete, Sacerdoti a Me consacrati, al mio pressante appello.
Siate generosi: ho bisogno di voi perché i momenti decisivi sono ormai arrivati».
(28-08-1973 dal libro “azzurro” dei messaggi – scaricare cliccando sul link: ai_sacerdoti_figli_prediletti_della_madonna_edizione_26.pdf)
Queste parole ci descrivono molto bene la missione che la Madonna ha affidato a Don Stefano e a tutti i Sacerdoti del Movimento Sacerdotale Mariano l’8 maggio 1972.
Mentre si trovava a Fatima con un pellegrinaggio pregava davanti alla Madonna nella cappellina delle apparizioni, per alcuni Sacerdoti che, oltre a tradire personalmente la loro vocazione, tentavano di riunirsi in associazione ribelli all’autorità della Chiesa. Una forza interiore lo spinge ad avere fiducia nell’amore di Maria. La Madonna, servendosi di lui come di un umile e povero strumento, raccoglierà tutti quei Sacerdoti che accetteranno l’invito a consacrarsi al suo Cuore Immacolato, ad essere fortemente uniti al Papa ed alla Chiesa a lui unita, a portare i fedeli nel sicuro rifugio del suo Cuore materno.
Si sarebbe formata così una schiera potente, diffusa in tutte le parti del mondo e raccolta non con mezzi umani di propaganda, ma con la forza soprannaturale che scaturisce dal silenzio, dalla preghiera, dalla sofferenza, dalla fedeltà costante ai propri doveri.
Una missione che lo stesso Pontefice Giovanni Paolo II in una visita che Don Stefano aveva avuto con il Papa, gli indicava con le parole “Tu parroco di tutto il mondo “(20 dicembre 1989; nel 25º anniversario di ordinazione di Don Stefano Gobbi, il Santo Padre parla con lui, dopo aver concelebrato nella sua cappella privata. Vedi foto del libro “Ai Sacerdoti figli prediletti della Madonna”)
Questo “parroco di tutto il mondo” è nato a Dongo il 22 marzo 1930 da mamma Maria Benzonelli e da Gaspare Gobbi, era terzogenito, in quanto prima di lui erano già nate le due sorelle Giovanna e Lodia, lui è gemello del fratello Pino, era difficile distinguerli da piccoli ma anche da grandi, e più di una volta c’è stato lo scambio tanto che un giorno una signora del paese sparse la voce che Don Stefano aveva lasciato il sacerdozio perché era stato visto in borghese con una ragazza era stato scambiato con suo fratello Pino. Un quarto fratello Gino è nato nel 1933, morto di infarto a soli 43 anni.
Ecco come Don Stefano stesso ricorda la sua infanzia a Dongo: “I miei ricordi di Dongo si limitano all’infanzia e devo dirvi che era un Dongo che ora non c’è più. Dalla mia casa di Campiedi – è una contrada del paese – per arrivare dalla strada provinciale davanti al santuario c’erano forse due o tre case. Era tutta una distesa di prati e vigneti non c’erano strade asfaltate ma solo sterrate che si percorrevano per andare a scuola con gli zoccoli, perché le scarpe si mettevano solo la domenica, non bisognava consumarle.
Mi ricordo che d’inverno, cadeva tanta neve, a volte anche mezzo metro, e allora la strada diventava un sentiero di orme fatte da chi passava per primo, che poi ghiacciavano e noi si andava in questo sentiero con gli zoccoli per andare alle scuole… Era un paesaggio incantato, con un silenzio rotto solo da qualche soffice fiocco di neve che cadeva dai rami degli alberi.”
Dongo è un paese lungo il lago di Como, che divenne famoso durante la fine della guerra per il fantomatico tesoro del Duce, in quanto nelle vicinanze di Dongo venne ucciso dai partigiani, mentre si apprestava a scappare nella vicina Svizzera.
La vita dopo la guerra era veramente dura, per poter sfamare la famiglia il papà Gaspare dovette emigrare per qualche anno negli Stati Uniti d’America, la mamma, donna di grande Fede, ha gestito la famiglia, dando una vera educazione unita ad una devozione alla Madonna, a cui ricorreva per affidare lo sposo lontano e i bambini perché li aiutasse a crescere bene. Nel suo diario personale Don Stefano parla di quei momenti che la mamma lo portava con lei a pregare davanti alla Madonna nel Santuario di Dongo, parla di quando serviva la Santa Messa al Sacerdote e contemplava l’immagine della Madonna delle lacrime, la tenerezza che provava davanti a quella immagine.
Ecco un ricordo nel discorso della sua prima Messa: “Fu qui a Dongo, ai piedi della cara Madonna delle Lacrime, ove è nata la mia vocazione. Quando ero bambino andavo spesso a servire la Messa e ai piedi del suo altare sentii la chiamata al Sacerdozio. A undici anni, durante la guerra, partii per il collegio, e iniziai gli studi. Questo periodo della mia fanciullezza così effuso delle sue grazie, delle sue materne predilezioni mi parve concludersi ancora ai suoi piedi in una indimenticabile giornata di aprile, quando davanti a voi mi consacrai solennemente al Signore.
A questo seguì il periodo più difficile, più doloroso. Umanamente tutto era pronto, gli studi compiuti, la lunga preparazione terminata. Pareva che sulla mia vita si aprisse quella meta desiderata con fatica per lunghi tredici anni. Ricordo il marzo 1954, anno mariano, quando dal Servo di Dio Cardinal Shuster nel Duomo di Milano, ricevetti il Suddiaconato, sull’altare spiccava l’immagine della Madonna pellegrina, e ai miei occhi che la contemplavano stupefatti pareva che fosse stata messa lì apposta, fra me e l’altare, porta necessaria attraverso cui bisognava passare per giungere alla partecipazione del mistero di Dio.
Quanto fu lungo questo passaggio, ma quella lenta, dolorosa purificazione era indispensabile, perché nella mia vita tutto ciò doveva cadere e restare in piedi solo la verità, la verità che il dolore rendeva più pura.
Che la stessa esperienza della vita, ove tutto ha il sapore del caduco e del transitorio, incideva con inesorabile chiarezza, una verità che Lei, attraverso le circostanze andava a poco a poco costruendo nella mia anima; e per cui perdeva gradualmente senso tutto ciò che sapeva di umano e capivo che nulla contava la scienza, nulla l’attività, o l’umana prudenza, nulla la stima, la riuscita e la fama ,tutto intorno c’era l’estremo bisogno degli uomini di vedere nel Sacerdote il suo vero disegno, un abisso di dolore e di amore, solo Cristo e Cristo Crocefisso.“ (omelia prima messa Dongo 26 Dicembre1964).
Ancora attingiamo dalle sue stesse parole della prima Messa: “Fu allora, mamma, fratelli e sorelle che fu chiesto anche a voi di patire, un patire che raggiunse il suo culmine, qualche mese fa con la morte del babbo. Mentre seguivo la bara, sulle stesse strade che sapevo avrei percorso nel giorno della prima messa, mi domandavo: ma perché Signore me lo hai tolto, perché? Se c’era uno che più della vita, avrebbe desiderato vedere questo giorno era proprio il babbo e tu lo hai chiamato solo poco tempo prima. Per noi questo è stato il sigillo supremo di una dolorosissima purificazione. Forse è stato meglio così mi è potuto stare più vicino durante l’ultimo cammino, lui stesso mi ha aiutato a salire l’ultimo gradino per salire all’altare.
E’ questo lungo periodo di passaggio che non potrò mai dimenticare, perché nella vita divenni in tutto simile a voi, uno di voi, sulle vostre strade, con le vostre preoccupazioni, le stesse ansie, le stesse gioie e sperimentai come talvolta possa diventare difficile la vita; difficoltà di esistere, per trovare un lavoro, per guadagnare qualcosa, difficoltà per farsi una posizione, per costruirsi una casa, per assicurarsi un avvenire, sacrifici e preoccupazioni per se e per gli altri. Queste mie mani oggi consacrate dal Cristo divennero come le vostre, segnate dalla fatica e dalla sofferenza.
Nello stesso tempo andavo scoprendo una verità che mi faceva paura; in questo nostro mondo la maggior parte degli uomini, praticamente avevano perso Dio. Oh sì! era possibile trovare di tutto, il piacere, il divertimento, la ricchezza, la posizione e persino la gloria, ma tutte queste cose non ci danno Dio, non ci danno il sapore della sua presenza. E quando mi si era inaridita la fonte della gioia, di quella gioia che il mondo non può dare, allora pare che maturasse in me la comprensione di un fenomeno che è certo il più paradossale di questi nostri tempi, perché allontanato Dio, l’uomo ha inconsapevolmente abdicato la propria libertà e si è auto-ridotto a schiavitù, schiavo di se stesso, dei suoi istinti. Per questo quanto dolore ho incontrato sulle strade del mondo, quanta tristezza, quanta disperazione. Allora ho sentito che qualcuno occorreva si consacrasse a far tornare la gioia e la speranza sul mondo, uno che potesse dipingere con le sue ineffabili parole: Io sono con voi, sono in mezzo a voi”.
Poi si esprime così parlando di Maria la Madre: “Dio ci ha dato una Madre, è la nostra Madre, la Madre di ciascuno di noi. Ella vigila, prepara, agisce e opera per la nostra salvezza. È soprattutto nei momenti di oscurità, di sofferenza, di solitudine che Ella tesse un invisibile ricamo, la trama misteriosa che dovrà avvolgere la nostra vita in ogni particolare, per ordinare il dolore alla gioia e ordinare l’ombra alla luce, il peccato alla grazia, affinché alla fine possa risplendere sopra ciascuno di noi il grande capolavoro di Dio. Solo allora, quando chiuderemo gli occhi a questa vita Ella avrà compiuto il suo doloroso travaglio e offrendoci a Dio e svelandoci stupefatti questo enorme mistero della sua maternità potrà finalmente dirci: Figlio ecco la tua Madre … Offriamo insieme la nostra vita alla cara Madonna delle lacrime perché la presenti a Dio… affinché anche per mezzo di questa nostra umile offerta di figli si possa affrettare il trionfo del Cuore Immacolato di Maria, già predetto e che proprio ai nostri giorni, meravigliosi segni, annunciano quale nuova primavera della Chiesa e del mondo.”
(Omelia prima Messa di Don Stefano 26 dicembre 1964)
Ho voluto riportare questa lunga citazione perché ci aiuta a capire la prova che il Signore e la Madonna hanno chiesto a Don Stefano per prepararlo alla difficile missione di Apostolo del Cuore Immacolato; e diffondere in tutti i continenti il messaggio di Misericordia e di Salvezza di Fatima. Dopo l’ordinazione ha passato appena un anno come viceparroco in una parrocchia a Roma, poi fu trasferito a Milano come insegnante nel grande collegio della Compagnia di S. Paolo a Milano in via Mercalli. Anche a Milano ha dovuto soffrire moltissimo; erano gli anni della contestazione, Don Stefano era l’unico professore che poteva entrare in classe e tenere le lezioni, mentre gli altri professori non riuscivano per cui era oberato di lavoro, perché doveva tenerli, fino al termine delle lezioni.
ln questo periodo l’unica soddisfazione che aveva era che ogni tanto lo incaricavano di accompagnare dei pellegrinaggi in terra Santa e a Fatima e fu proprio in uno di questi pellegrinaggi a Fatima che la Madonna gli rivelò che aveva bisogno di lui per aiutare tanti Sacerdoti che versavano in una delle crisi più nere della storia della Chiesa.
Fu esattamente, I’ 8 maggio 1972 mentre Don Stefano accompagnava un pellegrinaggio a Fatima, mentre pregava per alcuni Sacerdoti, che oltre a tradire personalmente la loro vocazione, tentavano di riunirsi in associazione ribelli all’autorità della Chiesa. Mentre pregava per questi Sacerdoti sente interiormente ad avere fiducia in Maria, Lei si servirà proprio di lui, povero e umile strumento, per raccogliere tutti quei Sacerdoti che accetteranno di consacrarsi al Cuore Immacolato di Maria, con l’impegno ad essere uniti al Papa e alla Chiesa a lui unita, e portare i fedeli al sicuro rifugio del suo cuore materno.
Ben presto, fidandosi solo di Maria Don Stefano inizia questa grande missione che la Madonna gli ha affidato invitando alcuni suoi Sacerdoti amici a trovarsi a pregare insieme, come “Lega Mariana dei Sacerdoti “. Dopo pochi mesi esattamente il 2 febbraio 1973 viene chiamato “Movimento Sacerdotale Mariano”; da quel momento fu un continuo crescere, di Sacerdoti che chiedevano di iscriversi al M.S.M.
All’inizio dell’anno di preghiera a Maria Don Stefano scrive la prima circolare, lo scopo di questa iniziativa è di promuovere un impegno di preghiera alla Madonna e di rinnovamento personale secondo le direttive del Concilio. Ecco cosa scrive nella prima circolare spedita a 110 Sacerdoti che avendo sentito parlare del M.S.M chiedevano di farne parte. Era stata proposta l’iniziativa di un “Anno di preghiera a Maria dall’Ottobre 1972 all’Ottobre 1973.
Così scriveva:
“Scopo dell’iniziativa era di promuovere un impegno di preghiera alla Madonna e di rinnovamento personale secondo le direttive del Concilio, di rendere più efficace il fermento del messaggio evangelico in mezzo alla società travagliata da una impressionante affermarsi di neopaganesimo scristianizzatore delle masse.
Queste richieste, già formulate espressamente durante le apparizioni a Fatima, sono state dalla Vergine ribadite con insistenza e proposte a tutto il popolo cristiano come condizione necessaria per giungere alla pace fra gli uomini e nella Chiesa.
Purtroppo possiamo constatare ogni giorno più come l’umanità sia sconvolta da errori e disordini allarmanti, come la Chiesa stessa sia scossa da interferenze e da contestazioni che minacciano la sua unità divina.
Perciò questo impegno di preghiera dovrebbe costituire in particolare per noi sacerdoti un mordente più che valido ed efficace onde realizzarsi in un “sacerdozio profetico di testimonianza autentica” affinché la nostra vocazione sia luce vera e lievito salvifico.
Per rispondere così all’invito della Madonna e ai richiami pressanti del santo Padre, intendiamo promuovere un “Movimento Sacerdotale Mariano “per un risveglio di devozione a Maria tale che possa essere un incentivo esemplare per il popolo cristiano, ma soprattutto un valido rinnovamento personale per una vita di fede, di preghiera e di azione apostolica.
Non che si voglia dar vita a una nuova “struttura associativa” con determinate regole, ma solo presentare a tutti i sacerdoti, secolari e religiosi, che la condividono, la proposta di rispondere attivamente con l’impegno della propria vocazione al messaggio di Fatima, inteso a realizzare il Regno di Dio col rifiorire della Preghiera, della penitenza, e di una più autentica fedeltà alla Chiesa.
Questo “Movimento Sacerdotale Mariano” vuole praticamente realizzare detto impegno con una triplice affermazione che formerebbe la sua regola e il suo incentivo.
a) Far rifiorire la devozione a Maria, Madre di Dio e della Chiesa, nella propria vita personale, traducendola in azione concreta ed efficace sui fedeli. Questo per reagire al declassamento, spesso motivato da non qualificate posizioni teologiche, della stessa Mariologia.
b) Attuare il messaggio di Fatima col vivere la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, offrendole il proprio sacerdozio quale strumento dei suoi materni disegni di salvezza per il mondo; con l’impegno di assoluta fedeltà alla Chiesa, al Papa e alla gerarchia mediante la Preghiera, una sempre più grande carità e la più ferma e serena adesione alle sue direttive dottrinali; con la recita quotidiana del Rosario e la celebrazione della S. Messa, nel primo sabato del mese, secondo l’intenzione della Madonna. Questo per realizzare il nostro sacerdozio nella sua vocazione missionaria quale messaggio di salvezza.
c) Guidare il popolo cristiano verso una più attenta e viva devozione a Maria, Madre e rifugio di Misericordia, infondendo in esso fiducia illimitata verso di Lei, motivo di grande Speranza e attesa di salvezza tra lo smarrimento dell’ora presente.
Favorire altresì incontri di preghiera e di comunione fraterna tra Sacerdoti e fedeli nei molti santuari mariani, dove la madonna è particolare dispensatrice di Misericordia e di grazie per le anime e per i corpi.
Questo per contribuire al trionfo del Cuore Immacolato che a Fatima si è precisato come traguardo all’angosciosa attesa di pace tra gli uomini e nella Chiesa…
Nella fiducia che il presente appello trovi una risposta generosa e fattiva per questo risveglio mariano tra i sacerdoti e nella comunità dei fedeli, chiediamo alla Madonna di benedire ogni nostro progetto di bene e di illuminare la nostra azione apostolica con la sua materna assistenza. “(Prima circolare scritta da Don Stefano insieme ad un piccolo gruppo di Sacerdoti)
Il seme è stato gettato, piccolo seme, ma in brevissimo tempo crescerà e si farà grande arrivando non solo in Italia o in Europa ma in tutti e cinque i continenti.
Nella seconda circolare 2 febbraio 1973, Don Stefano dà notizia che il Vescovo di Fatima Mons. Giovanni lngacio Pereira ha dato la sua adesione.
Nella Pasqua del 1973 nella circolare Nº3 così scriveva: “Il Movimento Sacerdotale Mariano si sta diffondendo in tutta Italia: lentamente ma in profondità; senza clamore, ma nel silenzio; fra tanta povertà di mezzi e secondo una linea che mi fa intravvedere una speciale cura di Maria nello sviluppo di questa che vuole essere solo OPERA SUA“